Amici viaggiatori, questa mattina mi è capitato di leggere un articolo su LA REPUBBLICA scritto da OMERO CIAI e da MOISES NAIM (scrittore ed ex ministro all'industria e del commercio del Venezuela) che parla di quanto sta accadendo in VENEZUELA e cita la situazione attuale come "una delle crisi umanitarie più gravi nell'emisfero occidentale".
Io conservo un bellissimo ricordo del VENEZUELA , paese da me visitato nell'agosto del 2011. A questo viaggio sono legato particolarmente dal punto di vista personale e sentimentale ma, a parte ciò, l' avevo trovato un paese meraviglioso specialmente dal punto di vista naturalistico e leggere oggi di questa incredibile situazione mi rende triste.
Ho pensato di condividerlo con voi perchè credo che molti viaggiatori appassionati di sudamerica lo abbiano già visitato o comunque magari è in cima alla lista dei viaggi desiderati.
L' articolo al quale mi riferisco lo trovate solo sulla Repubblica di oggi, ma comunque in quest' altro riportato qui sotto, i concetti fondamentali relativi alla situazione di estrema crisi attuale li trovate ugualmente.
Buona lettura
Marco
Fonte : La Repubblica venezuela maduro fabbriche chiuse saranno occupate proprietari arrestati
Sale
la tensione nel Paese sempre più nella morsa della crisi. Il leader
'bolivariano' proroga lo stato di emergenza per altri due mesi. E all'esercito
dice: prepararsi a "qualsiasi scenario". Annullato il referendum
chiesto dall'opposizione. "Il Paese è una bomba pronta ad esplodere"
Situazione
sempre più difficile in Venezuela. Dopo aver prorogato per altri 60 giorni lo
stato d'emergenza economica, il presidente Nicolas Maduro ha avvertito che
tutte le fabbriche che hanno interrotto la produzione saranno "occupate
dal popolo" e i loro proprietari andranno in carcere. Ma il clima nel
Paese è destinato a diventare ancora più teso: il vicepresidente Aristobulo
Isturiz ha, infatti, annunciato che a prescindere dalle quasi 2 milioni di
firme raccolte non si terrà alcun referendum per la revoca del presidente.
Maduro all'attacco. Maduro ha tenuto il
suo discorso, trasmesso da radio e tv, davanti a migliaia di sostenitori nel
centro di Caracas. "Nell'ambito di questo decreto in vigore - ha detto il
presidente - prendiamo tutte le misure per recuperare l'apparato produttivo
paralizzato dalla borghesia. Chiunque voglia fermare la produzione per sabotare
il Paese dovrà andarsene e chi non lo fa va ammanettato e inviato alla Pgv
(prigione generale del Venezuela ndr)".
"Fabbrica ferma, fabbrica restituita al popolo!" ha gridato il
presidente. "Mi aiuterete a recuperare tutte le fabbriche paralizzate
dalla borghesia".
Maduro si è riferito, in particolare, a quattro stabilimenti della 'Cerveceria
Polar', tra le principali fabbriche di birra del Venezuela, che una ventina di
giorni fa ha fermato la propria produzione nell'impossibilità di poter accedere
alle valute estere senza le quali non può importare le materie prime
necessarie.
Il presidente in piazza. Il
leader 'bolivariano' ha parlato, tra l'altro, della necessità di
"radicalizzare la rivoluzione" in campo economico. Maduro si è anche
rivolto alle forze armate, alle quali ha ordinato di essere pronte ad
"esercitazioni militari", sottolineando la necessità di prepararsi a
"qualsiasi scenario" di fronte alle "minacce di intervento"
nel Paese che da gennaio scorso è alle prese con il razionamento di cibo,
carburante e assistenza medica e con il crollo dei prezzi del petrolio.
Misure anti-crisi. Il Venezuela è il Paese
con le più ricche riserve petrolifere accertate ma è sull'orlo del fallimento
per il basso costo del petrolio e la gestione dissennata dell'economia. Per far
fronte alla crisi il governo a fine aprile aveva deciso di ridurre ancora una volta la
settimana lavorativa dei dipendenti
pubblici portandola ad appena due giorni: il lunedì e il martedì. Il presidente
aveva anche deciso di modificare il fuso orario e aveva ordinato di spostare mezz'ora indietro
le lancette dell'orologio.
Venezuela, la crisi energetica spegne il Paese
Le responsabilità degli Usa. Maduro ieri ha puntato
il dito, come tante altre volte, contro gli Stati Uniti sottolineando che lo
'stato di eccezione ed emergenza economica' mira a "sconfiggere il colpo
di Stato e la guerra economica, in modo di stabilizzare il Paese e affrontare
le minacce contro la nostra patria", ha sottolineato Maduro, precisando
che Washington sta d'altro lato "attivando richieste promosse dalla destra
venezuelana".
Il 'golpe' in Brasile. Le
mosse di Maduro in queste ore non si sono fermate qui: ha richiamato
l'ambasciatore venezuelano in Brasile, Alberto Castelar, a seguito dell'impeachment
contro Dilma Rousseff e l'insediamento del
nuovo presidente, Michel Temer,
che ha definito "un golpe". Quindi, legando quanto sta avvenendo a
Caracas con il caso Brasile, il leader 'bolivariano' ha commentato che
l'obiettivo di fondo Usa è quello di "porre fine alle correnti del
progressismo in America Latina".
Braccio di ferro con l'opposizione. Ma al
centro dell'emergenza c'è anche un problema tutto politico, e cioè il braccio
di ferro tra Maduro, sconfitto pesantemente nelle elezioni di dicembre e
l'opposizione che puntava su un referendum per revocare il mandato del
presidente. Lo scontro è totale, mentre la tensione sale a Caracas, Maracaibo e
in altre città. Ieri in una 'avenida' della capitale c'è stata un'ennesima
manifestazione dell'opposizione contro le frenate di Maduro per rallentare il
corso del referendum: l'opposizione ha raccolto 1,8 milioni di firme in una
petizione per chiedere le dimissioni del presidente. Ma il Consiglio nazionale
elettorale si è rifiutato - come accusa l'opposizione - di verificare le firme
raccolte per impedire che il referendum si svolga entro l'anno. Se infatti la
revoca del mandato presidenziale fosse avvenuta nella prima metà dell'incarico,
in questo caso prima di gennaio 2017, si sarebbe andati a nuove elezioni. Nel
caso in cui invece si sorpassi tale data è solo il presidente a dover lasciare,
sostituito dal vice presidente.
"Maduro non lascerà il potere in seguito a un referendum perché non ci
sarà un referendum - ha detto il vicepresidente Aristobulo Isturiz - I
responsabili dell'opposizione sanno che non ci sarà perché si sono decisi
troppo tardi, compiendo errori e ricorrendo ad imbrogli". Ieri il leader
dell'opposizione Henrique Capriles aveva avvertito che il Paese rischia di
"esplodere" se non si terrà il referendum: "Se abbandonerete la
via democratica, non sappiamo cosa accadrà in questo Paese. Il Venezuela è una
bomba pronta ad esplodere in qualsiasi momento" ha detto Capriles
lanciando un appello alla mobilitazione nazionale.