lunedì 16 maggio 2016

VENEZUELA, il presidente Maduro ordina: "Occupare le fabbriche chiuse e arrestare i proprietari"



Amici viaggiatori, questa mattina mi è capitato di leggere un articolo su LA REPUBBLICA scritto da OMERO CIAI e da MOISES NAIM (scrittore ed ex ministro all'industria e del commercio del Venezuela) che parla di quanto sta accadendo in VENEZUELA e cita la situazione attuale come "una delle crisi umanitarie più gravi nell'emisfero occidentale".

Io conservo un bellissimo ricordo del VENEZUELA , paese da me visitato nell'agosto del 2011. A questo viaggio sono legato particolarmente dal punto di vista personale e sentimentale ma, a parte ciò, l' avevo trovato un paese meraviglioso specialmente dal punto di vista naturalistico e leggere oggi di questa incredibile situazione mi rende triste.

Ho pensato di condividerlo con voi perchè credo che molti viaggiatori appassionati di sudamerica lo abbiano già visitato o comunque magari è in cima alla lista dei viaggi desiderati. 

L' articolo al quale mi riferisco lo trovate solo sulla Repubblica di oggi, ma comunque in quest' altro riportato qui sotto, i concetti fondamentali relativi alla situazione di estrema crisi attuale li trovate ugualmente.

Buona lettura 
Marco





Sale la tensione nel Paese sempre più nella morsa della crisi. Il leader 'bolivariano' proroga lo stato di emergenza per altri due mesi. E all'esercito dice: prepararsi a "qualsiasi scenario". Annullato il referendum chiesto dall'opposizione. "Il Paese è una bomba pronta ad esplodere"

Situazione sempre più difficile in Venezuela. Dopo aver prorogato per altri 60 giorni lo stato d'emergenza economica, il presidente Nicolas Maduro ha avvertito che tutte le fabbriche che hanno interrotto la produzione saranno "occupate dal popolo" e i loro proprietari andranno in carcere. Ma il clima nel Paese è destinato a diventare ancora più teso: il vicepresidente Aristobulo Isturiz ha, infatti, annunciato che a prescindere dalle quasi 2 milioni di firme raccolte non si terrà alcun referendum per la revoca del presidente.

Maduro all'attacco. Maduro ha tenuto il suo discorso, trasmesso da radio e tv, davanti a migliaia di sostenitori nel centro di Caracas. "Nell'ambito di questo decreto in vigore - ha detto il presidente - prendiamo tutte le misure per recuperare l'apparato produttivo paralizzato dalla borghesia. Chiunque voglia fermare la produzione per sabotare il Paese dovrà andarsene e chi non lo fa va ammanettato e inviato alla Pgv (prigione generale del Venezuela ndr)". "Fabbrica ferma, fabbrica restituita al popolo!" ha gridato il presidente. "Mi aiuterete a recuperare tutte le fabbriche paralizzate dalla borghesia".

Maduro si è riferito, in particolare, a quattro stabilimenti della 'Cerveceria Polar', tra le principali fabbriche di birra del Venezuela, che una ventina di giorni fa ha fermato la propria produzione nell'impossibilità di poter accedere alle valute estere senza le quali non può importare le materie prime necessarie.

Il presidente in piazza. Il leader 'bolivariano' ha parlato, tra l'altro, della necessità di "radicalizzare la rivoluzione" in campo economico. Maduro si è anche rivolto alle forze armate, alle quali ha ordinato di essere pronte ad "esercitazioni militari", sottolineando la necessità di prepararsi a "qualsiasi scenario" di fronte alle "minacce di intervento" nel Paese che da gennaio scorso è alle prese con il razionamento di cibo, carburante e assistenza medica e con il crollo dei prezzi del petrolio.

Misure anti-crisi. Il Venezuela è il Paese con le più ricche riserve petrolifere accertate ma è sull'orlo del fallimento per il basso costo del petrolio e la gestione dissennata dell'economia. Per far fronte alla crisi il governo a fine aprile aveva deciso di ridurre ancora una volta la settimana lavorativa dei dipendenti pubblici portandola ad appena due giorni: il lunedì e il martedì. Il presidente aveva anche deciso di modificare il fuso orario e aveva ordinato di spostare mezz'ora indietro le lancette dell'orologio.


Venezuela, la crisi energetica spegne il Paese


Le responsabilità degli Usa. Maduro ieri ha puntato il dito, come tante altre volte, contro gli Stati Uniti sottolineando che lo 'stato di eccezione ed emergenza economica' mira a "sconfiggere il colpo di Stato e la guerra economica, in modo di stabilizzare il Paese e affrontare le minacce contro la nostra patria", ha sottolineato Maduro, precisando che Washington sta d'altro lato "attivando richieste promosse dalla destra venezuelana".

Il 'golpe' in Brasile. Le mosse di Maduro in queste ore non si sono fermate qui: ha richiamato l'ambasciatore venezuelano in Brasile, Alberto Castelar, a seguito dell'impeachment contro Dilma Rousseff e l'insediamento del nuovo presidente, Michel Temer, che ha definito "un golpe". Quindi, legando quanto sta avvenendo a Caracas con il caso Brasile, il leader 'bolivariano' ha commentato che l'obiettivo di fondo Usa è quello di "porre fine alle correnti del progressismo in America Latina".

Braccio di ferro con l'opposizione. Ma al centro dell'emergenza c'è anche un problema tutto politico, e cioè il braccio di ferro tra Maduro, sconfitto pesantemente nelle elezioni di dicembre e l'opposizione che puntava su un referendum per revocare il mandato del presidente. Lo scontro è totale, mentre la tensione sale a Caracas, Maracaibo e in altre città. Ieri in una 'avenida' della capitale c'è stata un'ennesima manifestazione dell'opposizione contro le frenate di Maduro per rallentare il corso del referendum: l'opposizione ha raccolto 1,8 milioni di firme in una petizione per chiedere le dimissioni del presidente. Ma il Consiglio nazionale elettorale si è rifiutato - come accusa l'opposizione - di verificare le firme raccolte per impedire che il referendum si svolga entro l'anno. Se infatti la revoca del mandato presidenziale fosse avvenuta nella prima metà dell'incarico, in questo caso prima di gennaio 2017, si sarebbe andati a nuove elezioni. Nel caso in cui invece si sorpassi tale data è solo il presidente a dover lasciare, sostituito dal vice presidente.

"Maduro non lascerà il potere in seguito a un referendum perché non ci sarà un referendum - ha detto il vicepresidente Aristobulo Isturiz - I responsabili dell'opposizione sanno che non ci sarà perché si sono decisi troppo tardi, compiendo errori e ricorrendo ad imbrogli". Ieri il leader dell'opposizione Henrique Capriles aveva avvertito che il Paese rischia di "esplodere" se non si terrà il referendum: "Se abbandonerete la via democratica, non sappiamo cosa accadrà in questo Paese. Il Venezuela è una bomba pronta ad esplodere in qualsiasi momento" ha detto Capriles lanciando un appello alla mobilitazione nazionale.


venerdì 6 maggio 2016




SUDAN : Condivido con grande piacere questo articolo del 5 di Maggio pubblicato su QN Il Giorno. L' articolo è stato scritto da Piero Degli Antoni.

Purtroppo in Sudan non ci sono ancora stato ma leggendo l' articolo devo ammettere che è una meta che mi ispira molto e che spero di poter visitare nel prossimo futuro.

Buona lettura
Marco



SUDAN : nella terra dei faraoni neri

Sudan, nella terra dei faraoni neri

Il viaggio
 
L'itinerario visto dall'illustratore Caligaris
Che bici!
 
Una bicicletta è il regalo più ambito per un ragazzino. Peccato che solo poche famiglie possano permetterelo
Il sarto
 
Da noi è un mestiere quasi in via di estinzione, in Sudan è appannaggio degli uomini e molto considerato
Acqua preziosa
 
Sono le donne coi bambini più piccoli a farsi carico dell'oneroso compito di andare a prendere l'acqua dai pozzi
Mamma e piccino
 
Ne famiglie sono numerose e molto unite e le madri si aiutano nella custodia dei piccoli
Giochi con poco
 
Basta poco per inventare un gioco divertente...
Al tramonto
 
Quando il sole tramonta il cielo s'infuoca e la magia è perfetta
Notti nel deserto
 
Se si dorme nelle tende a igloo si può assaporare in pieno la magia delle notti nel deserto.
Giovani generazioni
 
Una ragazzina unisce nel look la tradizione del velo con le scarpette alla moda
Meroe
 
Il sito archeologico con le piramidi.
Pozzi preziosi
 
I pozzi vengono sfruttati dai nomadi, che prelevano l’acqua con sistemi vecchi di migliaia di anni.
I dervisci ruotanti
 
A Omdurman (la città collegata a Karthoum) i dervisci ogni venerdì, al calar del sole, nel campo del cimitero cantano ripetutamenteuna nenia ed entrano in uno stato di estasi semi-ipnotica. Qualcuno comincia a roteare.
Che lotta!
 
Il nubian wrestling è lo sport nazionale e totalmente autoctono del Sudan. È una specie di lotta greco-romana che si svolge in piccoli stadi.
Cammelli in vendita
 
I mercati di bestiame sono frequenti in Sudan e il cammello rappresenta ancora oggi un bene prezioso
Muri dipinti
 
Nei villaggi i muri delle case vengono dipinti per invogliare il passante a fermarsi. Un modo per socializzare e offrire ospitaluità.
In fuoristrada
 
Con I viaggi di Maurizio Levi l'avventura nel deserto è sicurissima
In classe
 
Anche nei villaggi umili non manca la scuola, magari anche molto spartana




giovedì 10 dicembre 2015

CINA : ma Santa Claus passa anche da qui ?


In questi giorni si parla molto di Cina ed in particolar modo, dello smog e dell' aria irrespirabile di Pechino (www.internazionale.it). Situazione paradossale, direi quasi irreversibile che mi lascia molto perplesso e che certo non contribuisce ad alimentare la mia scarsa voglia di visitare questo immenso paese.


Allo stesso tempo però, in questi giorni pre-natalizi mi è capitato di leggere un articolo di Gianpaolo Visetti su La Repubblica che volevo condividere con voi, e che credo sia molto significativo.

Sapete come lo chiamano il Natale in Cina ? Il FESTIVAL DEL REGALO!


Solitamente in Cina il Natale non si festeggia anche perché li si festeggia il Festival di Primavera, il capodanno lunare tra fine di gennaio ed i primi di febbraio.

Quest'anno però il partito ha deciso di riciclare la festa in patria e sapete perché ? 

Il Natale occidentale per la Cina è diventato ormai da parecchi anni, un affare miliardario a causa della delocalizzazione di Europa e Usa dell'intera coreografia natalizia : abeti in plastica, palle di vetro, luminarie, addobbi, giocattoli e persino i presepi vengono prodotti nella nazione che perseguita i cattolici fedeli al Vaticano.

La "triste" realtà, la catastrofe però è che l' Occidente,

per il suo Natale, può spendere sempre di meno e ciò ha mandato in profonda crisi le numero fabbriche low-cost di Guangdong e Zhejiang che si trovano a dover fare i conti con 
l' per-produzione.

Montagne di prodotti natalizi invenduti sommergono migliaia di aziende e magazzini cinesi o giacciono nelle navi in attesa di commesse "last minute" che non partono più.

E quindi la soluzione con l' ordine perentorio del partito : "Ex compagni, festeggiate !".

Se l' Occidente non compra più il Natale made in China,

tocca ai cinesi stessi riciclarlo in patria, smaltendo le scorte di renne elettroniche, cappucci rossi sintetici, nel nome della crescita nazionale.

Una sorta di via libera ideologico all'occidentalizzazione della vita collettiva che ha sorpreso non poco il cinese medio al punto tale che l'ultima moda è bere vin brulé, divorare salsicce nel gelo tra bancarelle che vendono gadget natalizi al ritmo di Jingle Bells.

Ben 11 milioni di neo-consumatori fedeli al partito hanno preso d'assalto i negozi della capitale stimolati da 15 mila giganteschi abeti elettrici e 170 chilometri di luminarie alimentate dalle super inquinanti centrali a carbone.

In dicembre oltre 13 mila ristoranti cinesi serviranno

pranzi natalizi e cenoni "Western Menu" che costeranno tra i 60 ed i 900 dollari a testa.

Tutto ciò può valere lo "zero virgola" che manca a centrare il 7% di crescita del PIL nazionale e salvare così i bilanci delle banche di Stato.

Ed è così che se il Natale è un prodotto invenduto che la Cina non riesce più ad esportare, bene diventa automaticamente una merce locale da assorbire all'interno. Più di 3000 studentesse si presentano alla selezione per 40 "babbesse natalesse" al centro commerciale Shing Kong Place, per offrire cubetti di ottimo finto panettone cinese.


Nessuno sa il perché ma quest'anno tocca al capitalismo riciclato del Natale occidentale salvare la stabilità del "socialismo cinese".

                                       Buon Natale amici miei
                                                      Marco



Scheda paese: CINA 






venerdì 4 dicembre 2015

VENEZUELA: domenica si vota, opposizioni in crescita, rischio golpe ?

Il VENEZUELA, paese stupendo che ho avuto il piacere di visitare nell'agosto del 2011, domenica prossima andrà alle elezioni, per quelle che si annunciano essere delle elezioni cariche di tensioni.

Io conservo dei meravigliosi ricordi di questo paese, alcuni su tutti, l' avvicinamento in piroga al la cascata più alta del mondo, il SALTO ANGEL (wikipedia), durato 3 giorni e 3 notti dormendo sulle amache nella foresta pluviale ...


























oppure i 2 giorni trascorsi nel DELTA DELL' ORINOCO (wikipedia) in splendide palafitte sul fiume 






























e la chiusura del viaggio, dopo tanta foresta nel meraviglioso paradiso di LOS ROQUES (wikipedia) ...



























insomma, un paese che regala molto lasciandoti ricordi indelebili !

Come però sappiamo, il VENEZUELA dopo la morte del leader della rivoluzione 


mercoledì 2 dicembre 2015

BRASILE, AMAZZONIA : Lucio Flavio Pinto, l' ultimo suo eroe !
























Amici, come saprete in questi giorni a Parigi si svolge la CONFERENZA ONU SUL CLIMA che tenterà di decidere il futuro del nostro pianeta. 

I giornali , i telegiornali, i social sono pieni di articoli che riprendono le dichiarazioni dei "grandi della terra" (circa 200 capi di stato sono riuniti a Parigi, cosa mai vista prima) che per molti versi sono drammatiche : drammatiche perché molti importanti capi di stato pensano che siamo vicinissimi, se non addirittura oltre il punto di non ritorno, e quindi fondamentale trovare un accordo durante questa conferenza di Parigi ; allo stesso tempo drammatica perché la lotta tra paesi emergenti e paesi industrializzati è evidente nelle dichiarazioni iniziali e presagiscono ad un possibile nulla di fatto. 

Comunque tutto ciò ve lo lascio seguire giorno per giorno sui media. 



Io invece volevo riprendere in questo post, la storia e l' esempio di un uomo "solo"  che lotta ormai da più di 40 anni per difendere e salvare l' amazzonia: si chiama Lucio Flavio ed è un Sociologo urbano di San Paolo che già più di 20 anni fa denunciava traffici di schiavi, latifondisti che inglobavano terreni demaniali e foreste bruciate per lasciare spazio alla soia. 

Ciò gli costo il licenziamento dall' università così come dal giornale O Liberal in mano ai poteri forti della famiglia Majorana. Nonostante tutto questo, decide di scrivere un periodico tutto solo e lo chiama 


venerdì 27 novembre 2015

MYANMAR, BIRMANIA : Irrawaddy Mon Amour , un film da vedere!

Come già saprete se leggete il mio blog, sto organizzando per Natale un bellissimo viaggio in BIRMANIA, 

 (Per chi è interessato, ci sono ancora pochi posti a disposizione ma urge una decisione entro il 30 Novembre 2015 - Ecco il link al programma di viaggio : LINK - CONTATTATEMI AL PIU' PRESTO) 



ed oggi mi è capitato di leggere un intervista di Andrea Zambelli, Nicola Grignani e Valeria Testagrossa che hanno diretto il film "IRRAWADDY MON AMOUR", girato in Myanmar ed in concorso nella sezione Italiana Doc al Torino Film Festival. 

Come sapete mi piace segnalare film "di nicchia" , fuori dal mercato di massa e che ci aprano al mondo !

Come spesso capita con questi film , probabilmente la programmazione sarà scarsissima, durerà pochissimi giorni e lo proietteranno in sale cinematografiche minori !

Mi raccomando occhi aperti e cercate di scovarlo .....

                                  Buona visione a tutti
                                              Marco

Qui sotto trovate il trailer del film :




Mentre di seguito riporto la recensione di Marco Chiani presa dal sito di MYMOVIES.IT : 

"Un'opera che dà spazio ai colori accesi dell'amore, della possibilità di un'altra vita, del coraggio di guardare avanti a testa alta"

"In un piccolo centro rurale della Birmania, sulle rive del
fiume Irrawaddy, un venditore ambulante, Soe Ko, e un muratore, Saing Ko, decidono di sposarsi. Il loro è il primo matrimonio omosessuale celebrato in un luogo in cui la paura della reazione militare a un tale evento è qualcosa di reale. Ma i due non sono soli. 


Un attivista politico, uno sciamano, un maestro elementare, un truccatore, alcuni monaci buddisti e altre persone li aiuteranno a coronare un sogno che rappresenta una battaglia importante nella guerra per i diritti civili. 

"Il nostro amore è come l'Irrawaddy, è un fiume che non
smetterà mai di scorrere, un fiume che travolgerà tutto" afferma uno dei due futuri sposi. Basta notare che in Birmania l'omosessualità costituisce reato per togliere il rosa da una dichiarazione in grado di suggellare il senso dell'intera operazione. 

Prima di ogni cosa, infatti, il matrimonio al centro di Irrawaddy Mon Amour è un atto politico che rappresenta tanto la rivendicazione di un diritto quanto la combattiva affermazione di una comunità LGBT strenuamente attiva in un territorio "al di fuori del mondo": a Kyauk Myaung, villaggio per lo più fatto di capanne di bambù e legno, la transessualità e l'omosessualità sono accettate grazie al coraggio di persone che hanno scelto di essere se stesse, creando, in sintesi, una comunità in cui possano convivere quanti sono stati cacciati dalle proprie famiglie o dai propri luoghi di origine. Nel film di Nicola Grignani, Valeria Testagrossa e Andrea Zambelli non c'è spazio per l'autocommiserazione e per il dolore vissuto dalle vittime di una repressione militare e culturale, ce n'è, invece, per i colori accesi dell'amore, della possibilità di un'altra vita, del coraggio di guardare avanti a testa alta.











Con una macchina da presa che sta appresso ai personaggi, Irrawaddy Mon Amour si concentra sulle loro storie, cerca (e spesso trova) momenti di sospensione poetica, mancando tuttavia quell'incontro con l'approfondimento etno-antropologico di una cornice così distante e sconosciuta. Sebbene il fulcro sia rappresentato dalle lotte per il riconoscimento di un diritto, si vorrebbe sapere sempre di più sulle ritualità mostrate, sulle conseguenze della decisione dei due protagonisti, in definitiva, su un quadro politico-generale che, a conti fatti, sfugge. 

Apparentemente aurea, la misura dell'ora di durata, qui, non permette agli autori di approfondire un aspetto che avrebbe aggiunto non poco alla riuscita globale."

Intervista www.cinemaitaliano.info

Link alla recensione su MYMOVIES.IT